Il digiuno assistito per dimagrire?

plate_2374047bPartiamo dal principio: io non sono per il digiuno, il digiuno vero. Più o meno associo il termine digiuno alla fine della vita, perché identifico il cibo con la vita. Chi ha fame sta bene, in un certo senso, perché avere fame è sempre un segnale del nostro corpo, è una richiesta, e un corpo che chiede, che rende esplicito un bisogno con un segnale, è un corpo che punta alla salute, alla sua sussistenza. Non c’è niente di peggio che non sentire la fame, non avere alcun interesse verso gli alimenti. E’ anche brutto secondo me ricorrere al digiuno per dimagrire: è un po’ come ammettere di non saper gestire il nostro rapporto con il cibo in modo così grave che la nostra ultima spiaggia è privarcene.
Sconsiglio quasi sempre di digiunare per dimagrire, con qualche eccezione: il digiuno intermittente per esempio non lo trovo una pratica sbagliata, ma una sorta di disciplina del digiuno. Non mangi in certi intervalli di tempo (bevi acqua, tisane, eccetera), mangi in altri, e questo intervallo digiuno/alimentazione fa aumentare il metabolismo e potenzia il sistema immunitario. Il digiuno vero, totale, prolungato, a me non piace e non ve ne parlerò bene.
I pro: il digiuno per pochi giorni (24-48 ore) con molti liquidi e alcuni nutrienti in forma liquida non abbassa il metabolismo e fa perdere molto peso in fretta, oltre ad avere una sorta di effetto detox, che però alcuni smentiscono. Inoltre il paziente che effettua una terapia di digiuno con un medico (digiuno assistito: badate bene che a prescrivervelo sia un medico, non un dietista né un nutrizionista che non abbiano una laurea in medicina) si sente motivato ed entusiasta quando vede subito i risultati in termini di perdita di peso, e questo entusiasmo fa molto.

I contro: personalmente ne vedo parecchi. A partire dai pericoli di un digiuno prolungato che provoca uno stato di chetosi, con il rischio di perdita di massa magra (altro che chili di grasso, in pochi giorni si perdono liquidi e glicogeno).
Trovate le spiegazioni qui, qui e qui, ma i riferimenti sono tantissimi. In italiano, i pareri del dottor Andrea Ghiselli sul digiuno prolungato oltre le 24 ore: “Col digiuno inoltre la massa magra rischia di subire qualche danno, se usiamo questa strategia per dimagrire non associandola ad attività fisica, ma se facciamo attività fisica non serve il digiuno” (fonte); il parere del prof. Pietro Migliaccio, nutrizionista e dietologo “Il digiuno va bene al massimo se seguito per un giorno perché già al secondo giorno produce corpi chetonici che affaticano il fegato, i globuli rossi e il cervello”, il parere del prof. Pier Luigi Rossi ” Il digiuno può essere una sana pratica per ridurre la massa adiposa accumulata.  Il punto critico da evitare è il passaggio da digiuno a carestia. IL DIGIUNO diventa CARESTIA quando i corpi chetonici superano nel sangue il valore di 3 mg /100 ml. In questa condizione il cervello registra la presenza di carestia alimentare e attiva un diverso profilo ormonale. Si ha un incremento dell’ormone cortisolo, ormone della carestia alimentare e dello stress metabolico e psichico. Il cortisolo aggredisce le proteine muscolari e ottiene da 2 grammi di proteine muscolari, con perdita di muscolo, la formazione di un grammo di glucosio da inviare al cervello. L’organismo entra in chetosi, condizione che caratterizza la carestia alimentare. Il digiuno è una sana pratica di vita quando non cade in chetosi”.
Infine, vi invito a leggere l’articolo di questo biologo sugli effetti del digiuno e la riduzione della massa magra, qui.

Il digiuno in queste diete è appunto prolungato, non intermittente né dura solo 24-48 ore, ma equivale a non toccare cibo solido per più di due giorni, anche cinque o sei. Un po’ come la dieta del sondino, che ho inserito tra le diete da evitare. Il secondo problema, oltre alla riduzione della massa magra e agli effetti collaterali della chetosi, è lo stress: la reazione alla mancanza di cibo è soggettiva e può essere più o meno stressante per chi vive il digiuno, ma non parlo di uno stress percepibile, o non soltanto (cioè non è che ci sale il nervoso!), parlo di uno stress del corpo che di punto in bianco si vede negare il cibo. Certamente anche la dieta è uno stress, ogni privazione lo è. Il nostro corpo è fatto per sopravvivere, madre natura è eccezionale: quando ci stressiamo con un dimagrimento forzoso, modifichiamo anche il modo in cui a livello epigenetico reingrasseremo. Accadono cioè delle mutazioni dovute al fatto che con il precedente “momento di carestia” il corpo per reazione aumenta la sua fame di cibi amidacei e grassi, e ne assimila due volte tanto.

Per non parlare degli “effetti collaterali” nel breve e nel lungo termine: fisicamente si va da capogiri ad aritmie fino alla compromissione di alcune funzionalità dei nostri organi vitali se per esempio facciamo oltre i 5 giorni di digiuno, mentre magari non stiamo in casa a poltrire ma facciamo tutte le nostre normali attività. Inoltre un corpo, anche quando in sovrappeso, può avere carenze nutrizionali che il digiuno andrebbe ad aggravare. Certo, in molti casi non è digiuno totale ma un digiuno fatto con nutrienti in forma liquida (che però sono solo proteine e sali minerali: perché non ci siano problemi dovrebbe essere garantita una quota di grassi), ma il corpo non sembra riconoscere come cibo i liquidi (viene meno il senso di sazietà provato masticando), e questo è un altro grosso problema del digiuno, anche se “proteico” o modificato o assistito.
Come vedete neanche mi azzardo a parlarvi di cosa può scatenare il digiuno a livello psicologico.
Il mio consiglio è quindi di diffidare.