La dieta del digiuno fa male?

La dieta del digiuno fa bene o fa male al nostro corpo?
Di recente la pratica del digiuno è tornata in auge.

Vuoi per il successo della dieta del mima-digiuno del dottor Longo, vuoi perché dagli Usa sono tanti gli entusiasti dei protocolli di digiuno intermittente, oggi sono molti quelli tentati dall’idea di digiunare per dimagrire ma non solo. Soprattutto, nell’interesse di rafforzare le difese immunitarie.

In verità, spesso il digiuno sembra benefico per un solo motivo, e cioè che non introducendo cibo o introducendolo in una finestra oraria limitata, come nel caso del digiuno intermittente, si riducono i problemi intestinali.

Spesso l’infiammazione intestinale è un problema sottovalutato, ma che può essere generato da batteri difficili da eliminare, una flora intestinale sbilanciata, difficoltà di assorbimento.
Questi fenomeni a lungo andare possono abbassare anche le difese immunitarie.

Il digiuno appare quindi una soluzione drastica che per paradosso apporta benefici lì dove c’è una situazione intestinale compromessa. Che tuttavia non viene così risolta.

Andiamo perciò a vedere cosa dice la ricerca scientifica che si è occupata di analizzare l’effetto del digiuno (water fasting) e del digiuno intermittente (si mangia solo in alcune ore e si digiuna in altre) sulla salute degli esseri umani. Escludiamo dunque gli studi effettuati su animali, su insetti e su cellule.

DIETA DEL DIGIUNO: COSA DICE LA SCIENZA

DIGIUNO INTERMITTENTE

Diversi studi hanno analizzato gli effetti di un digiuno intermittente sulla perdita di peso, l’aumento della sensibilità insulinica, la perdita specifica di grasso corporeo e la salute cardiovascolare.

Sebbene i risultati siano promettenti, con persone sovrappeso che sono dimagrite mangiando 500 calorie tre volte a settimana tanto quanto chi faceva una dieta ipocalorica tutti i giorni, la cosa che colpisce maggiormente di tutti questi studi è la durata: in genere si arriva a un massimo di sei mesi.

In secondo luogo, il numero esiguo di partecipanti: in genere meno di cento.

Ci sono ovviamente delle eccezioni.
Per esempio uno studio condotto dall’Università di Toronto, con un campione di oltre 200 persone seguite per due anni e sottoposte a protocollo di digiuno intermittente. Si è visto che nelle persone seguite c’era un miglioramento delle funzionalità cognitive.

Gli studi che hanno riportato vantaggi maggiori sono della durata di circa tre mesi.

Un parametro che cambia poco in realtà è quello della glicemia, per quanto siano stati condotti studi promettenti sui diabetici. Si riducono invece pressione alta e colesterolo cattivo e si perde maggiormente grasso viscerale.

Occorrerebbe tuttavia capire se i benefici ottenuti da queste pratiche di digiuno durano nel lungo termine.

L’altra cosa che colpisce tuttavia è che sono sempre due o tre nomi a produrre la maggior parte degli studi. Il dottor Mattson (che ha condotto tra gli altri lo studio citato sopra), la dottoressa Varady e il dottor Longo sono nomi ricorrenti. Il che non è una cosa negativa, ma è un dato che mi ha incuriosito.

Gli effetti a livello immunitario sono forse quelli più controversi. Sappiamo che il digiuno può aumentare l’apoptosi cellulare, in particolare la morte di alcune cellule “difettose”. Tuttavia anche qui non ci sono dati sul lungo termine.

DIGIUNO TOTALE

Sono invece scarsi gli studi sul cosiddetto water fasting, ovvero l’astinenza da cibo per tre o più giorni, per esempio digiunare totalmente per una settimana. Sono circa un’ottantina gli studi clinici, ma parliamo per forza di cose di studi che si concentrano su finestre di tempo molto brevi.

Uno studio molto interessante ha analizzato gli effetti di un digiuno prolungato dai due ai tre giorni, arrivando a conclusioni curiose. La maggior parte delle persone lamentava nausea, mal di testa, aritmia, dolori muscolari e stanchezza. Ma il dato più sorprendente era l’aumento della pressione sanguigna. 

 

 

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