La restrizione calorica aumenta la longevità?

E torniamo a parlare di restrizione calorica e longevità: la teoria per cui restringere le calorie aumenterebbe la longevità negli esseri viventi è affascinante. Secondo questa teoria, i cui studi si fanno credo da non meno di settant’anni (gli studi di Ancel Keys al riguardo sono degli anni Quaranta), se si vivesse vita natural durante mangiando meno calorie di quante il nostro corpo necessita a livello di fabbisogno calorico giornaliero, si vivrebbe di più. Insomma: rallentare il metabolismo (ché di questo si tratta) sarebbe la strada per avere una vita più lunga.

A dare consistenza a questa teoria, un nuovo studio apparso su Nature: anzi, appena l’ho letto mi sono accorta che non c’era nulla di nuovo in realtà, perché i dati analizzati erano quelli di due precedenti studi sull’efficacia della restrizione calorica nelle scimmie Rhesus (macachi). In uno studio si era stabilito che le scimmie avevano ottenuto maggiore longevità seguendo a vita una dieta ipocalorica (lo chiameremo, volgarmente, studio positivo); in un altro che non c’era alcuna associazione positiva tra restrizione calorica e longevità delle scimmie (studio negativo).
In precedenza, studi su restrizione calorica sono stati fatti su lieviti, topi di una certa specie e moscerini della frutta. Anche qui, con risultati contrastanti.

Ma torniamo ai macachi: gli studiosi dell’Università del Wisconsin hanno fatto notare che per le differenze tra i macachi (sempre macachi ma di razze diverse), per le differenze tra i macronutrienti nella dieta (stessa densità calorica ma diversa ripartizione tra carboidrati, proteine e grassi) e per le differenze sul tipo di dieta (naturale nello studio positivo, “semi purificata” ovvero immagino da laboratorio, nello studio negativo), per le differenze sul meal timing, per le differenze sull’età delle scimmie, era normale aspettarsi risultati diversi tra i due studi. Io direi di no, ovvero che se parli di semplice restrizione calorica come condizione necessaria e sufficiente per stabilire una maggiore longevità, poco importa la ripartizione dei macronutrienti,  la dieta specifica o la razza. Quel che importa è aver trovato una specie simile all’uomo, e che per tot calorie riesci a dimostrarmi che quella specie vive più a lungo. Non riesci a dimostrarlo? Allora, vuol dire che non c’è niente o quasi di nuovo all’orizzonte. E infatti in nessuno dei due studi analizzati c’è stata una raccolta di dati sulla longevità, ma solo sulla sopravvivenza.

Che la restrizione di cibo possa essere una chiave per una riduzione del rischio di malattie croniche è una ipotesi interessante; ma attualmente questa restrizione non è soltanto calorica. Ma di proteine o alcuni aminoacidi, di ore di assunzione di cibo contro le ore di digiuno, di restrizione di carboidrati. Come vedete, c’è un ampio spettro di possibilità. Dire alle persone che devono mangiare di meno e stare a dieta per tutta la loro vita mi sembra una semplificazione grossolana, e che può portare a spiacevoli conseguenze. La restrizione calorica non è per tutti. I danni di un metabolismo lento non riguardano solo un po’ di ipotermia o un calo della libido.
In attesa di studi più concreti e sul lungo termine sugli umani, su esseri umani che vivono e si stressano e non sono monitorati in un laboratorio, è ingenuo pensare che basti rivedere gli studi sulle scimmie per tirare le somme a scapito della nostra salute.

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