Alimenti a base di semi di soia, perché evitarli

soy-productsIn Italia, come e più del resto dell’Occidente, si sta verificando un aumento del consumo di alimenti a base di semi di soia: tofu, latte di soia, yogurt di soia, formaggi di soia anche spalmabili eccetera. Alcune persone mi hanno in passato scritto per sapere se questi alimenti fanno male, con particolare riferimento al ruolo degli isoflavoni della soia, e se questi isoflavoni causano o no problemi ormonali, in particolar modo nella donna, ovvero un eccesso di estrogeno. La risposta è controversa, cercherò di semplificare. In realtà, per considerare gli alimenti a base di semi di soia come dannosi in base al loro contenuto di isoflavoni, dovremmo farne un uso giornaliero, per esempio nell’alimentazione vegetariana e vegana i prodotti a base di semi di soia sono spesso abusati. Se mangio soia e semi di soia ogni giorno, probabilmente sì, dovrei preoccuparmi anche sull’eccesso di estrogeno causato dagli isoflavoni. Se li mangio una tantum, se mangio del tofu una volta a settimana, allora posso tranquillamente evitare di allarmarmi. Il problema, come chiarì uno studio, è l’eccesso. Se facciamo una dieta varia e non beviamo latte di soia tutte le mattine, per poi mangiare tofu a pranzo, allora non dovremmo preoccuparcene.
Personalmente io non mangio più soia né prodotti a base di semi di soia: sto cercando di eliminare tutti quegli alimenti che contribuiscono a sopprimere la corretta funzionalità della tiroide e causano sovrappeso, ma il sovrappeso a quanto pare è la cosa più stupida di cui preoccuparsi, almeno a sentir parlare personalità come Ray Peat, il noto endocrinologo che per anni si è battuto contro l’industria che sfrutta sia la soia che gli acidi grassi polinsaturi nei prodotti di largo consumo e nel foraggio di animali di allevamento intensivo.

Sì, ma i dati scientifici? Qualche studio? Ce ne sono molti: una importante meta-analisi stabilì che gli isoflavoni della soia non danno problemi ormonali negli uomini (sul testosterone, per esempio, e la fertilità), ma gli autori avvertono che ci si riferisce a un periodo di consumo inferiore ai sei mesi. La ricerca più completa è a parer mio questa del 2012, dove gli esperti affermano che, visti i risultati contrastanti delle precedenti ricerche, si attendevano nuovi studi che per esempio prendessero in considerazione campioni più ampi, facessero differenze tra i tipi di soia consumata, e soprattutto considerassero un periodo più lungo dei sei mesi.

Il problema quindi è a monte: se mangiamo già prodotti da forno che contengono acidi grassi polinsaturi, stiamo già facendo qualcosa che danneggia la nostra tiroide, come spiego qui. A quel punto aggiungerci i prodotti della soia significa dare alla nostra tiroide il classico colpo di grazia. Considerate non soltanto il latte di soia o il tofu, ma la lecitina di soia che ci troviamo in tantissimi prodotti dolciari. Va meglio per i cibi fermentati: miso, tempeh, natto, salsa di soia giapponese. Ma quanta gente mangia questi cibi? 
Insomma, io non amo fare allarmismi, ma personalmente non mangio più prodotti della soia proprio come non mangio più prodotti contenenti olii vegetali, a parte l’olio extravergine di oliva e di cocco: entrambe queste cose sarebbero da evitare per avere un metabolismo sano.

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