Allergie alimentari, al bando 6 test fasulli

allergiaAlla lettura di questa notizia ho personalmente provato un senso di piacere: sono stati messi al bando dalla SIAAIC (Società Italiana di Allergologia, Asma e Immunologia Clinica) ben sei test che in teoria dovrebbero rilevare delle allergie o ” intolleranze alimentari”, ma che nella pratica sono fasulli, inattendibili, e fanno solo perdere soldi a chi ci crede. Un duro colpo per quanti credevano di essere allergici a quel minerale o a un alimento grazie al test. Secondo gli allergologi infatti sono stati ben 4 milioni gli esami allergologici farlocchi che, chissà perché, danno risultati positivi nove volte su dieci, e per cui ogni anno si sprecano circa 300 milioni di euro. Chissà di questi soldi quanti ne spendono gli italiani, e in particolare gli 8 milioni che lamentano sensibilità immaginarie, cadendo vittima di veri e propri raggiri.

In particolare, sono 6 i test che gli allergologi hanno bollato come inattendibili, ovvero:
il test del capello: verifica delle sostanze chimiche del capello per stabilire lo stato di salute del soggetto
il test sulle cellule del sangue: valuta modifiche nelle cellule a contatto con le più varie sostanze
il test della forza,  valuta variazioni della forza quando si manipolano alimenti presunti nocivi (come per esempio il DRIA test, già giudicato inattendibile dalla comunità scientifica n.d.R.)
il vega test,  il paziente ha in una mano un elettrodo negativo attaccato ad un circuito cui si applica  l’alimento e si tocca il paziente con l’elettrodo positivo. La variazione del voltaggio indicherebbe intolleranza all’alimento specifico;
la biorisonanza, che valuterebbe le alterazioni del campo magnetico della persona indotte dagli alimenti;
il pulse test o test del riflesso cardiaco auricolare, che valuta le variazioni della frequenza del polso a contatto con alimento che si presume generi intolleranza o allergia. (fonti sulle spiegazioni dei test: Ok Salute e Quotidiano Sanità)

Quanto costano questi test? Dai 90 ai 500 euro, ma non finisce qui.

Quello che non tutti sanno è che accanto al test, può essere spesso fornita una dieta specifica, dieta che sarebbe assolutamente inutile.
Davvero sono parole sante quelle del presidente della SIAAIC, Walter Canonica: ““Purtroppo le intolleranze alimentari, confuse per di più dalla maggioranza con le allergie vere e proprie, sono ormai una “moda” con cui si spiegano i sintomi più disparati: chi non riesce a dimagrire spesso si convince che sia per colpa di un’intolleranza, mentre nessuna di quelle reali può far ingrassare. Orticaria acuta, sintomi gastrointestinali e anafilassi sono i segni distintivi delle allergie, ma oggi basta avere una stanchezza inspiegabile, qualche difficoltà digestiva, mal di testa, dolori alle articolazioni o altri disturbi aspecifici e non facilmente inquadrabili per autodiagnosticarsi un’intolleranza alimentare “prendendo di mira” un cibo quasi a caso”.
Capito sì? Chi tende a ingrassare o ha problemi di peso si affida spesso nelle mani di esperti che lo convincono che ci sia un’intolleranza alimentare alla base dei chili di troppo, legittimandola con sintomi che possono c’entrare poco o nulla e con un test che non è neanche attendibile ma dimostra quasi sempre un risultato positivo.
Il consiglio degli esperti è quindi di non cadere vittima di questi raggiri.

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