Dieta biologica, via le sostanze inquinanti da una famiglia

Uno studio, promosso dalla Federbio, da Cambialaterra.it, da Legambiente, dal WWF e dall’Isde Medici Legambiente, per la campagna #ipesticididentrodinoi, avrebbe preso in esame una famiglia composta da genitori e due figli, bambini di 7 e 9 anni, e l’avrebbe tenuta a dieta biologica per due settimane, analizzando con dei campioni di urine, fatti prima e dopo questa cura alimentare, le percentuali di pesticidi presenti nel loro organismo.

La famiglia è stata dunque sottoposta a un regime alimentare completamente biologico per 14 giorni, e gli esperti monitorando le loro urine sono arrivati a questi risultati, abbastanza impressionanti: tutta la famiglia in sole due settimane di dieta biologica è risultata “decontaminata” dalla maggior parte dei pesticidi, che sono passati da livelli alti nei loro organismi a livelli bassi o addirittura così bassi da non poter essere quantificati. La dieta biologica avrebbe avuto un effetto “decontaminante” provato dall’80 per cento dei campioni di urine effettuati, in cui si sono incredibilmente ridotte le quantità di clorpirifos e piretroidi, due dei più comuni insetticidi, e di glifosato, un noto erbicida.

Sebbene gli scienziati siano divisi sugli effetti negativi di queste sostanze nel corpo umano, il glifosato in particolare è stato oggetto di una recente campagna contro dopo le scoperte delle ingerenze sugli studi delle multinazionali, Monsanto in testa, perché il prodotto risultasse innocuo per la salute umana: questo erbicida infatti si riscontra in molti prodotti da cereali, compresa pasta e pane delle marche più note, oltre che in altri prodotti agricoli.
Lo IARC lo categorizza dal 2015 tra le sostanze a probabile effetto cancerogeno (categoria 2A), ma questa probabilità è stata successivamente smentita da FAO e WHO, nonché da EFSA (il corrispettivo europeo della FDA americana) e ECHA (European Chemical Agency).
Alcune inchieste coraggiose dei media hanno portato alla luce, da documenti finora secreti della Monsanto, che la multinazionale avrebbe avuto un peso sulle decisioni di EFSA ed ECHA, mentre lo IARC, che unisce un gruppo di scienziati indipendenti, avrebbe giudicato la probabile cancerogenità del glifosato sull’uomo soprattutto alla luce di studi sugli animali, che trovano una correlazione positiva tra questo erbicida e lo sviluppo di linfoma maligno.
Ma  dare ragione alla nocività del glifosato sull’uomo pesa anche il bilancio di 3500 vittime tra le persone affette da linfoma, in America, la cui malattia sarebbe legata al glifosato. 
Pur non volendo fare allarmismo, l’esperimento di dieta biologica evidenzia una cosa importante: che è possibile ridurre il quantitativo di questi pesticidi nel nostro corpo scegliendo prodotti biologici. Il che, aspettando di avere dati migliori e più indipendenti sulla loro tossicità, rappresenta comunque un comportamento di prevenzione che male assolutamente non fa.