Dieta per depressione: alcune linee guida

Se già si sapeva che le persone affette da depressione potevano avere dei vantaggi a ridurre il quantitativo di junk food e che c’era una relazione stretta tra junk/comfort food (sapete quanto io odi questi termini: a ogni modo è per chiarire l’idea) e stati depressivi, non esisteva ancora uno studio che attraverso un’alimentazione migliore valutasse gli effetti della stessa su un campione di persone affette da depressione. Studio che adesso c’è e che delinea qual è la migliore dieta per depressione.

DIETA PER DEPRESSIONE
Cosa si sa:
un deficit di micronutrienti e grassi buoni aumenta i problemi depressivi: in particolare una carenza di omega3, vitamina D, vitamina, acido folico e zinco è legata a disturbi psichiatrici e stati depressivi (fonte).

la scelta di alcuni cibi, per esempio snack, pizze, biscotti, dolci, spesso porta le persone non solo a ingrassare per l’esagerato quantitativo di zuccheri e grassi che alza il numero delle calorie giornaliere, ma a preferire questi cibi a scapito di altri che però ci apportano anche vitamine, sali minerali e sostanze antiossidanti. Questo non vuol dire salutare per sempre la pizza o la torta che ci tirano su l’umore, ma diversificare la dieta: prima includendo almeno 5 o più porzioni di frutta e verdura al giorno, due porzioni almeno di cereali o pseudocereali nella loro forma più naturale, quindi integrale, e la giusta dose di proteine. E poi occuparsi dello spizzico, o concedersi un pasto diverso una volta a settimana. Se lo spizzico, il cibo poco nutriente è la base della nostra personale piramide, il rischio è che le carenze nutrizionali portino a degli effetti anche sulla nostra psiche.

secondo lo studio di controllo randomizzato, in 12 settimane i problemi di depressione si riducono se ci adeguiamo a una dieta di tipo mediterraneo così composta: più porzioni di pesce, più porzioni di cereali integrali e adeguate porzioni di frutta e verdura, a cui si aggiungono piccolo snack di semi oleoginosi (noci, mandorle), e grassi monoinsaturi da olio di oliva, olive e cioccolato fondente (fonte).

Foto via Freepik

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