Forse non lo sai, ma hai un disordine alimentare

Un sito che consulto spesso, perché è pieno di articoli autorevoli a firma di nutrizionisti, dietologi e psicoterapeuti, si chiama Ravishly: se sapete l’inglese e siete donne, questo sito può davvero aiutarvi a riflettere sull’immagine corporea, sui problemi di peso e dieta, sui problemi di fame nervosa e sui vari disturbi del comportamento alimentare, principalmente con un fine. Quello di aiutare le donne che lottano con i chili di troppo a non ossessionarsi dietro al cibo, a non seguire per forza canoni estetici e a stare bene con loro stesse.
Purtroppo, negli anni ho assistito sempre più di frequente alle difficoltà di persone che sono affette da un disordine alimentare senza saperlo, e che scambiano una normale preoccupazione sul “cosa mangio oggi” a una conflittualità con il cibo che le avvelena per anni.

Perché si vogliono più magre, perché spesso credono di far bene a loro stesse con scelte salutari ma finiscono per minare la loro salute, perché tendono a ossessionarsi sul peso della bilancia, sui cibi sì e sui cibi no. Per questo motivo, e per queste persone, ho deciso di sintetizzarvi qui un importante articolo di Catherine Dooner, che ha scritto un libro dal titolo “La dieta del fregarsene” (tradotto non proprio letteralmente, se clicchi qui scopri il nome reale) e come me si interessa da anni di tutto ciò che è legato a diete e a cibo.
Il suo articolo, apparso appunto su Ravishly, recita: Forse non sai di avere un disordine alimentare.
In questo articolo l’autrice si presenta come una ex salutista: per anni ha considerato se stessa come una persona molto attenta a fare una dieta sana, e ha considerato tutte le persone che si preoccupavano di macronutrienti, calorie, origine dei cibi e loro salubrità, come persone sensibili al tema, ma certo non fissate. Che male c’è a voler migliorare la propria alimentazione? O a voler essere di una taglia più piccola? Solo con il tempo, Catherine aveva capito di soffrire di un disordine alimentare: il tempo perso a preoccuparsi del cibo, di dove comprarlo, come cucinarlo, quanto e quando mangiare, era di sicuro maggiore di quello di una persona normale. Mangiare era diventata una cosa stressante, quando in realtà non dovrebbe esserlo: ognuno di noi dovrebbe avere un senso della fame, la voglia di alcuni cibi, il desiderio naturale di nutrirsi. Mangiare non dovrebbe essere più di questo. (segue a pagina 2)