Il paradosso dell’obesità non esiste

Avete mai sentito parlare del paradosso dell’obesità? No?
Vi spiego cos’è.

Si tratta di una teoria per cui il grasso avrebbe un effetto protettivo contro alcune malattie gravi, teoria sostenuta sulla base di alcuni studi che negli anni passati hanno sottolineato come le persone sovrappeso e obese (ma non gravemente obese) avevano aspettative di vita più lunghe di quelle sottopeso.

Da questi studi, il cardiologo Carl J. Lavie e la studiosa Kristin Loberg, coautrice di bestseller sul tema alimentazione, avevano parlato di obesity paradox, ovvero paradosso dell’obesità.

Chi è più grasso ma in buone condizioni di salute vivrebbe meglio e più a lungo di chi è sottopeso.

E come la mettiamo con la definizione di obesità come malattia?

Ecco, un nuovo studio, su un campione molto largo di persone (quasi trecentomila), condotto per ben quattro anni più una finestra di ulteriori cinque anni di analisi e conferma dei dati, ha invece portato a risultati contrastanti, per cui il paradosso dell’obesità non esisterebbe.

Il problema, spiegano gli esperti, è che nei precedenti studi si è fatta una correlazione tra indice di massa corporea e frequenza di malattie.
Ma l’indice di massa corporea indica solo il rapporto tra peso e altezza, e non rivela la distribuzione del grasso corporeo.

Unendo questo nuovo dato, e in particolare misurando il punto vita dei partecipanti allo studio, i ricercatori della University of Glasgow, che hanno condotto lo studio Biobank, si sono trovati con risultati opposti a quelli evidenziati nella teoria del “grasso protettivo”.

Chi ha un peso superiore a un BMI di 23 e un punto vita più largo ha più rischi di malattie rispetto a chi ha meno grasso addominale e meno peso corporeo (o stesso peso corporeo).