La dieta del piacere: dimagrisci ascoltando il tuo corpo

Ogni volta che parliamo di dieta, ci viene difficile pensare che possa essere anche piacevole, no?

Spesso la dieta, intensa qui come regime dimagrante, è anzi quanto di più lontano possa esserci dal piacere. Dosi controllate, alimenti ipocalorici che non sarebbero altrimenti la nostra prima scelta, ma che magari ci fa persino schifo mangiare, un controllo del peso rigido e ossessivo che negli anni ci porta a ingrassare al posto di dimagrire o rimanere in forma.

E dopo i primi giorni di euforia di fronte a un nuovo regime dietetico, convinti che finalmente funzionerà, i primi sintomi che ci remano conto guastandoci la festa (se di festa si può parlare se siamo a dieta).

Stanchezza, nervosismo, difficoltà a digerire, gonfiore, cali di energia durante il giorno. Alla fine il peso può anche calare, a volte non cala neanche.

E ci sentiamo allo sbando. E così cerchiamo una nuova dieta che possa sistemare i nostri problemi di peso per sempre.

Eppure siamo ancora qua. A chiederci cosa abbiamo sbagliato, cosa non sappiamo.
Se ti sei ritrovato in questa descrizione, forse potresti fare un altro tentativo, ma in maniera opposta a quello che hai provato finora.
Fare cioè la dieta del piacere.

LA DIETA DEL PIACERE: CHE COS’E’?

La dieta del piacere è un tipo di alimentazione che parte dalle tue esigenze e che cercherò di tradurti in un piano di esempio in esclusiva per te.

Le nostre voglie di cibi particolari possono essere infatti la risposta a delle situazioni differenti.

  • La prima è l’asse ambiente/intestino. Se mangiamo spesso un determinato cibo, è probabile che avremo un rapporto di dipendenza da esso, causato dal fatto che il consumo frequente di quel cibo ha modificato la nostra flora batterica. Per intenderci, un messicano potrebbe avere voglia di arepas, ma non di sushi.  Un napoletano si dirà dipendente dalla pizza. Ma questa dipendenza è più frutto di un’abitudine, che alla fine ha fatto sì che nel nostro intestino alcuni batteri abbiano prevalso sugli altri. Sì, ma cosa c’entrano i batteri intestinali con una dipendenza dal cibo che pensiamo essere psicologica?
    Per rispondere a questa domanda dovete pensare che i vostri batteri  o virus provano a sopravvivere dentro di voi e imporsi sugli altri. Un cane o un topo con la rabbia muta letteralmente il suo carattere, facendosi incredibilmente aggressivo e provando a mordere altri esseri viventi. Il morso è il modo in cui il virus della rabbia, presente nella saliva, si diffonde in altri organismi ospite. Questa cosa, anche se non con la stessa gravità, avviene nell’intestino. Dunque la mia voglia di cibo non è per forza psicologica, è anche intestinale.
  • La seconda è il modo in cui il nostro corpo cerca di dirci qualcosa, usando la fame come un sintomo. Le persone molto stressate possono sentire voglia di cibi dolci, grassi o salati, perché questi cibi hanno tutti una funzione antistress.

Dunque fare una dieta del piacere non è semplicemente continuare a mangiare solo i cibi che amiamo, ma farsi guidare da due esigenze diverse: da una parte il piacere, ovvero l’appagamento, attraverso il cibo.
Dall’altra la scelta di quei cibi che ci fanno effettivamente bene, e non solo sul primo termine. Che digeriamo meglio, che ci fanno sentire nutriti, dopo i quali insomma non abbiamo tanta voglia di mangiare altro pur non essendoci abbuffati. Per intenderci un biscotto può farci sentire bene, ma è molto probabile che dopo un secondo sentiremo la voglia di mangiarne un altro, e dopo dieci biscotti, passata una mezzora, avremo voglia di altro cibo. Invece un piatto di salmone fresco con patate arrosto non ci fa venire voglia di altro salmone fresco con patate arrosto, eppure ci siamo sentiti bene quando l’abbiamo mangiato.

La chiave della dieta del piacere è unire queste due regole.

Da una parte scegliere cibi che ci procurano piacere, e non fare una dieta deprimente.
Dall’altra scegliere cibi che non ci fanno cadere nella trappola di volerne altri dello stesso tipo fino a stare male, ma che ci facciano sentire soddisfatti dal punto di vista nutrizionale.
Al tempo stesso la dieta del piacere va estesa anche a un discorso ambientale.
Per esempio.
Sappiamo tutti che l’attività fisica fa bene: ma i suoi benefici smettono nel momento in cui ci costringiamo a fare attività fisica per dovere, perché sappiamo che fa bene. C’è una differenza tra fare qualcosa che ci appassiona e imporsi di mettere la sveglia alle cinque perché solo andando a correre a digiuno ci sentiamo a posto, anche se non vorremmo farlo.

Esempi di dieta del piacere sono La Pleasure Diet della nutrizionista Daphne Coon, quella con lo stesso nome del dottor Robert Willner, la dieta Slow Down di Marc David. Vediamo come farla a pagina due. (SEGUE A PAGINA DUE).