La rivoluzione nel piatto di Sabrina Giannini: il libro choc

Dcomedieta ha letto e oggi recensisce per voi il libro della giornalista Sabrina Giannini. Inviata per il programma Report, e ora conduttrice del programma televisivo “Indovina chi viene a cena”, Sabrina Giannini ha appena pubblicato un libro, “La rivoluzione nel piatto” (edito dalla Sperling), dove svela cosa ci cela dietro molti dei cibi che portiamo ogni giorno sulla nostra tavola.

E lo fa affrontando alcuni argomenti.
Perché il cibo industriale ci crea dipendenza; cosa si cela dietro il successo dell’olio di palma; la verità sugli aromi dei prodotti industriali; l’inquinamento delle risaie italiane; il miele contraffatto; le condizioni dell’allevamento di salmoni in Nord Europa; le condizioni degli allevamenti che di sostenibile hanno solo il nome; il prodotto uovo; il problema dei semi ibridi, usati per darci frutta e verdura appetibile agli occhi ma poco salutare.

Un libro che secondo me va letto, per essere informati su ciò che portiamo ogni giorno sulle nostre tavole e sulle frodi alimentari. Ma anche un libro che mi ha destato non poche perplessità. Qui vi spiego cosa ne penso.

LA RIVOLUZIONE NEL PIATTO
IL LIBRO CHOC DELLA GIORNALISTA SABRINA GIANNINI

Il libro è veramente molto interessante, ma già dalle prime pagine leggo una frase che mi lascia perplessa.
Scrive infatti la Giannini:

Non importa se da una ricerca di Harvard emerge che un campione di donne monitorate per quarant’anni presenta
una maggiore frequenza di fratture alla mano direttamente proporzionale al consumo di latte. Quel che
conta è evocare uno studio qualunque, tanto non è prassi chiedere all’esperto di turno chi abbia finanziato quella
ricerca.

Interessata, vado a leggere questa ricerca di Harvard. E rimango stranita perché la ricerca di Harvard, del 1996, che risulta finanziata dal Dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti, non dice che nelle donne c’è un legame tra fratture dell’avambraccio (non alla mano) e consumo di latte. Dice che nelle donne ci sarebbe un legame, evinto da dei questionari non troppo accurati (in alcuni anni ci fu un questionario ogni due anni), tra il consumo di proteine e un maggior numero di fratture all’avambraccio.
In particolare nelle donne che consumano 5 o più porzioni di carne a settimana.
Andando a vedere i nutrienti che le donne assumevano secondo i ricercatori, anche quando le donne assumevano più calcio, mangiavano anche una dose eccessiva di alimenti che contenevano fosforo.
Che nello studio risulta essere più del doppio del calcio assunto giornalmente.

Quindi semmai è il contrario. Queste donne NON consumavano molti latticini, dato che dal latte a ogni prodotto lattiero caseario, c’è un apporto maggiore di calcio rispetto al fosforo. E in generale è importante che il calcio assunto con la dieta sia sempre pari rispetto al fosforo.

Tra gli alimenti ricchi solo di fosforo e non di calcio, troviamo appunto pesce bianco, semi, cereali da colazione, cereali e legumi. Ma andiamo avanti, e vediamo il discorso sulla dipendenza da cibi industriali, che per invogliare il consumatore, sono costituiti da zucchero, grasso e sale, in modo tale da aumentare la loro appetibilità. (SEGUE A PAGINA DUE)