Latte in polvere nei latticini, perché no?

Latte in polvere nei latticini: quanto è grave il problema?

Si è discusso dell’obbligo, da parte dell’Italia, di dover eliminare il divieto che prevedeva l’utilizzo di latte in polvere nella produzione dei prodotti caseari e in particolare della mozzarella, cambiando una legge, la n.138 del 1974.

In Italia questa legge prevedeva il solo utilizzo di latte fresco per i prodotti caseari e non di latte in polvere, neanche per creare il latte, e nemmeno in miscela.

Addirittura, secondo la legge il latte in polvere non doveva in alcun modo essere presente negli stabilimenti di produzione di latte fresco e prodotti lattiero-caseari.

Ma questa legge che garantiva la nostra salute nonché gli interessi di allevatori e produttori locali, era contraria agli interessi economici dell’Unione Europea, e di Paesi che da anni propongono formaggi e mozzarelle a basso costo per l’export. Con prodotti che arrivano anche sul mercato italiano.
Basti pensare alle famose mozzarelle tedesche di alcune catene di ipermercati.
Il costo è di circa 70 centesimi a mozzarella per peso di 125 gr, e adesso sapete il perché, non usano latte fresco.

Il profitto, insomma, non va mai di pari passo con la salute delle persone.
Ragion per cui l’unico modo di tutelarsi è quello di informarsi e sapere, preoccupandosi di cosa acquistiamo, mettiamo nel piatto e mangiamo.

Ecco ben 4 motivi per cui non dobbiamo acquistare prodotti caseari fatti con il latte in polvere.

Piccola precisazione. Per latte in polvere non si intende quello destinato all’alimentazione della prima infanzia, un prodotto diverso che segue un iter di preparazione specifico.

4 MOTIVI PER NON MANGIARE
PRODOTTI CASEARI CON LATTE IN POLVERE

  1. Non è semplice “latte fresco” che viene disidratato.
    Pensate a un mix di latte estero di varia provenienza, in genere UHT, quindi già sottoposto a trattamento termico per la conservazione, che, a pochi giorni dalla scadenza, viene raccolto e utilizzato per fare latte in polvere.

    Quindi parliamo di un latte vecchio di mesi, raccolto da vari punti in mezza Europa, e a un passo dalla scadenza.
    Poi successivamente lavorato, sempre termicamente, per ottenerne la disidratazione.

    Da un punto di vista nutrizionale, che valore ha questo latte lavorato due volte?
    Proteine di diversa qualità, vitamine praticamente assenti.

  2. Il consumatore non si può tutelare.
    Il gran problema è questo. Quando acquistiamo formaggi, latte e yogurt a basso prezzo, dovremmo sempre preoccuparci di capire dove vengono prodotti.
    Se vengono dall’estero, è molto probabile che abbiano già latte in polvere al cento per cento o parzialmente. Nell’etichetta, il latte in polvere non è indicato, se non come latte.
  3. Compreremo meno prodotti italiani, e più prodotti esteri.
    Andate dal caseificio sotto casa e chiedete un formaggio da latte crudo, certificato e garantito, o un formaggio locale con latte locale. Poi andate al supermercato, e comprate il primo formaggio estero a basso prezzo. Il formaggio a latte crudo, di cui potete facilmente stabilire l’origine, costerà almeno il triplo di quello a basso prezzo.

    Ma l’affare “latte e prodotti caseari” sta interessando Cina, India e Australia, e non solo Europa, proprio per la possibilità di usare materiali di scarto per la loro preparazione.
    Come si legge qui :“I prezzi in diminuzione per latte, polvere di latte scremato, burro e polvere di siero rispetto allo scorso anno, favoriscono le esportazioni”.

    Quindi noi mangeremo sempre più prodotti importati, e sempre meno prodotti dei nostri allevatori.

  4. Il discorso della furosina.
    Alcuni alimenti sottoposti a processi termici tra cui la pasta e i formaggi sviluppano una sostanza denominata furosina, una molecola di tipo Ages che noi non riusciamo a smaltire.

    Questa si accumula nell’organismo e causa un’azione degenerativa nella parete vascolare e nella matrice extra cellulare, negli organi, nei tessuti, in particolare tessuto connettivo, provocando la perdita del collagene, la proteina più diffusa nell’organismo“.
    Ora: fino a questo momento, un decreto stabiliva dei limiti di presenza di furosina in formaggi e altri prodotti caseari.

    L’utilizzo di latte in polvere aumenterà i livelli di furosina di tutti i prodotti caseari?
    E’ molto probabile.

    Spiega la dottoressa Marotta.
    “Lo studio di questa molecola nei formaggi a pasta filata riveste una notevole importanza poiché è tecnicamente possibile ottenere mozzarella ed altri formaggi freschi a pasta filata da materie prime quali latte in polvere, caseine e caseinati, derivati essiccati di origine lattiera, formaggi fusi e prodotti caseari di diversa origine, compromettendone genuinità e qualità, e costituendo una frode a danno dei consumatori”.

PRODOTTI CASEARI CON LATTE IN POLVERE.
COME TUTELARSI?

L’unico modo per tutelarci sarà quello di investire i nostri soldi in cibo locale ma di qualità, incentivando i produttori locali e gli allevatori nostrani.
Come? Richiedendo formaggi con certificazioni o anche meglio formaggi a latte crudo.
A patto di informarsi sulla alimentazione degli animali, solo a base di erba e fieni di qualità, come raccomanda Slow Food.

Certo, chiaramente finiremmo per mangiare meno formaggio, meno mozzarelle, meno latte se siamo costretti a spendere di più.

Ma se risparmiamo i soldi da biscotti e prodotti da forno fatti con materiali scadenti, prodotti importati di dubbia provenienza, e investiamo di più su legumi, cereali integrali e prodotti locali, riducendo gli sprechi, riusciremmo a garantirci alimenti più sani, facendo la differenza come consumatori.

Che spesso è l’unica cosa che ci resta.