Porta a Porta, il Fatto Alimentare lo critica

porta a porta-5Nelle ultime puntate della celebre trasmissione “Porta a Porta” condotta da Bruno Vespa che sono state dedicate ad alimentazione e dieta, la dieta mediterranea è stata messa al centro di una sfida con diete più o meno valide dal punto di vista scientifico: se in passato è accaduto con la cronodieta, la dieta Zona Mediterranea, la dieta proteica, la dieta vegana e vegetariana, una delle ultime puntate prima della chiusura estiva del programma ha visto l’acceso dibattito su dieta Mediterranea, dieta Tisanoreica e dieta Zona Mediterranea. Per chi non lo sapesse, la dieta Tisanoireica di Gianluca Mech è quella che utilizza pasti sostitutivi, tisane e integratori per il dimagrimento, la Zona Mediterranea è la nuova variante della dieta Zona proposta dal dottor Berry Sears (no a carboidrati come pane e pasta, sì a frutta, verdura, olio di oliva).

Ma il Fatto Alimentare non ci sta, e pubblica un articolo in cui parla del pericolo di spettacolarizzazione delle diete, della mancanza di figure autorevoli che sanno trattare argomenti di carattere medico e scientifico in modo appropriato dal punto di vista della conduzione (Bruno Vespa è meno adeguato, si legge, di Piero Angela) e dell’inconcludenza della sfida tra diete rispetto al messaggio della lotta contro l’obesità, che dovrebbe essere trattata da un punto di vista medico e scientifico anche in televisione. Ovviamente è difficile non ritrovarsi d’accordo con l’articolo del ll Fatto Alimentare, ma a rigor di logica, se a parlare di diete e alimentazione dovessero essere solo medici e in particolare dietologi o persone competenti (ma, senza nulla togliere allo stimabilissimo Piero Angela, con che criterio stabilire quale conduttore o altra figura che espone fatti legati ad alimentazione e dietologia è competente? Laurea? Giornalismo scientifico?), non ci sarebbero:
– il 99% dei siti che online parlano di diete e alimentazione e che non sono diretti da medici (tra cui questo)
– il 90% delle app
– il 90% delle riviste che parlano di diete e alimentazione e degli articoli sulle riviste
– il 99,9% degli articoli che trovate in rete, e che non sono scritti da medici e dietologi (rientrano tutti quelli in cui si accenna in modo nebuloso e non provato da nomi e attestati a un comitato, un gruppo di medici, un gruppo di persone esperte)
– il 70% dei libri di diete che trovate in commercio.

Si dovrebbe inoltre escludere che a scrivere su siti e giornali sia lo stagista sottopagato, ma che gli articoli siano tutti firmati da medici o da giornalisti scentifici. Io stessa in passato ho scritto articoli per dietologi e medici che non controllavano nemmeno i testi prima della pubblicazione: quando mi hanno chiesto di diventare giornalista pubblicista semplicemente per essere meglio accreditata erano passati cinque anni.
Per non parlare dello spinoso capitolo per cui in Italia le diete le possono prescrivere tutti, quando la legge le limita ai dietologi: invece abbiamo l’azienda che prescrive diete e integratori, il coach che ti prescrive una dieta, il nutrizionista, il naturopata, il farmacista, il biologo, l’intrattenitore televisivo. Questo non è grave e molto più grave di una puntata tv?
Per cui sì, Il Fatto Alimentare ha ragione, ma o questo ragionamento si applica a tutto il mondo dell’informazione e a ogni forma di divulgazione, oppure sarebbe meglio limiitarsi a parlare di “cattivo gusto”. Voi che ne pensate?

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